Project Glass di Google

Ecco gli occhiali del futuro e iniziano a spuntare tanti competitor.

Google ha spianato la strada con il suo Project Glass e adesso tutti si affrettano a seguirla.
È, infatti, in arrivo un bastimento carico di occhiali per la realtà aumentata, prodotti da Microsoft, Oakley, Olympus e, soprattutto, Apple.

Il Project Glass ha suscitato fin da subito grande interesse e sono numerosissimi gli appassionati che, in occasione del recente Google I/O 2012, hanno già prenotato – nonostante il prezzo esorbitante – una copia della cosiddetta Explorer Edition, il prototipo dimostrativo che verrà distribuito agli inizi del 2013 per aiutare gli sviluppatori a creare applicazioni su misura per questi occhiali.

Allo stesso modo, nell’ultimo mese si è fatto un gran parlare del progetto Fortaleza, sviluppato da Microsoft parallelamente alla nuova console Xbox 720 e al controller Kinect 2. A differenza degli occhiali sviluppati da Google, il modello made in Redmond servirà principalmente ad arricchire l’esperienza videoludica, permettendo ai giochi di “bucare” letteralmente lo schermo, coinvolgendo tutto il mondo che ci circonda.

E Apple? L’azienda californiana, che ha fatto dell’innovazione tecnologica la sua bandiera, stranamente non sembra interessata alla realtà aumentata, anche se nel mese di giugno ha depositato un brevetto riguardante una periferica “dotata di display da fissare sul capo”, in cui si fa cenno all’utilizzo di immagini streoscopiche e di altre informazioni in sovrimpressione.
Questo indizio ci induce a pensare che gli attesi iGlass potrebbero essere proprio dietro l’angolo, e chissà che Cook non riesca a battere tutti sul tempo, annunciando il nuovo dispositivo entro la fine dell’anno.

Sembra che tutti siano convinti che questo sia il futuro, ma forse hanno fatto i conti senza l’oste.
Gli utenti dovrebbero rivoluzionare le loro abitudini, scegliendo d’indossare sempre un paio di occhiali per sfruttare – seppur saltuariamente – le funzioni che questi offrono. Molti hanno già grosse difficoltà a utilizzare gli auricolari Bluetooth e a parlare in pubblico con Siri, perché temono di essere scambiati per pazzi: figurarsi, poi, con una tecnologia di questo tipo, che richiede perfino di gesticolare.

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