Ciao a tutti,
oggi parliamo di un’altra leggenda
VOODOO CHILD
James Marshall “Jimi” Hendrix (Seattle, 27 novembre 1942 – Londra, 18 settembre 1970) è stato un chitarrista e cantautore statunitense.
Era uno dei maggiori innovatori nell’ambito della chitarra elettrica: durante la sua parabola artistica, tanto breve quanto intensa, si è reso precursore di molte strutture e del sound di quelle che sarebbero state le future evoluzioni del rock attraverso un’inedita fusione di blues, rhythm and blues/soul, hard rock, psichedelia e funky.
Secondo la classifica stilata nel 2003, dalla rivista Rolling Stone, è stato il più grande chitarrista di tutti i tempi.
La sua esibizione in chiusura del festival di Woodstock del 1969 è divenuta un vero e proprio simbolo: l’immagine del chitarrista che, con dissacrante visionarietà artistica, suona l’inno nazionale americano in modo provocatoriamente distorto è entrata di prepotenza nell’immaginario collettivo musicale.
Hendrix è stato introdotto nella Rock and Roll Hall of Fame nel 1992.
Nel 1958 Jimi ebbe la sua prima chitarra.
Curioso è il fatto che la prima chitarra del giovane Hendrix fu una chitarra per destri, mentre lui fosse mancino.
Tuttavia imparò notevolmente in fretta a suonare la chitarra per destri girata al contrario, cosa che si porterà dietro per tutta la sua carriera artistica.
All’inizio degli anni sessanta, a causa di alcuni problemi con la legge, si trovò a dover scegliere tra un periodo di reclusione e l’arruolamento: scelta la seconda opzione fu mandato in Kentucky, dove per finir prima il servizio militare, si fece visitare più volte dallo psicologo dell’esercito dichiarando di essere omosessuale.
Stando ad alcune interviste rilasciate da Hendrix a proposito, invece, pare che al fine di ottenere la dispensa abbia addotto problemi alla schiena conseguenti a un lancio col paracadute.
Il 1966 fu l’anno della svolta per Hendrix.
Era nata la Jimi Hendrix Experience, la sua prima band ufficiale, dopo aver riproposto una sua versione di Hey Joe a Chandler, bassista degli Animals in cerca di successo come manager.
La selvaggia attitudine live del chitarrista lasciò allibiti anche strumentisti affermati come Eric Clapton e Jeff Beck, e l’aura che lo accompagnava gli permise ben presto di entrare nel salotto buono della musica dell’epoca.
Il primo brano ad essere dato alle stampe su 45 giri, nel dicembre 1966, fu proprio Hey Joe, che ebbe un’ottima risposta di vendite nel vecchio continente, interrompendo la propria ascesa al secondo posto nella classifica britannica dietro Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles.
la Experience però era in cerca dell’occasione giusta per sfondare negli States, dove era ancora sconosciuta.
L’occasione si presentò nel giugno del 1967, quando il gruppo venne invitato – dietro intercessione di Paul McCartney[– alla storica edizione del Monterey International Pop Festival.
Nei 40 minuti dell’esibizione Hendrix sollecitò la sua Fender Stratocaster in un modo fino ad allora inaudito arrivando a mimarvi rapporti sessuali, suonandola con i denti, dietro la schiena, contro l’asta del microfono e contro l’amplificazione.
Al termine dell’esibizione, per sottolineare la sua spasmodica necessità di estrarre nuove sonorità dallo strumento, le diede fuoco con del liquido per accendini e la distrusse contro palco ed amplificatori in una catarsi di feedbacks lancinanti.
I resti della chitarra che Hendrix distrusse quella sera furono recuperati e sono attualmente esposti all’Experience Music Project di Seattle.
Il 1967 vide l’uscita del seguito discografico di Are You Experienced? intitolato Axis: Bold as Love, registrato con l’accordatura della chitarra diminuita di mezzo tono, espediente destinato a diventare standard nella produzione del chitarrista.
L’album si rivelò comunque un successo, facendo aumentare considerevolmente le richieste di esibizioni dal vivo del gruppo e portando la Experience a suonare di fronte a platee sempre più ampie.
La gestazione dell’ultimo LP in studio di Hendrix, il doppio album Electric Ladyland, viene fatto senza lo storico manager, in contrasto ed esasperato dal chitarrista.
Si nota subito la differenza, nei minuti delle canzoni e nella situazione meno “convenzionale”.
Chandler non fu l’unica “vittima” dei famigerati tour de force musicali del chitarrista. In caduta libera erano anche i rapporti col bassista, che fecero sciogliere la band.
Oltre allo scioglimento della sua band originaria, Hendrix quell’anno dovette far fronte ad una serie di controversie legali che lo riguardarono in sede penale e civile; il 3 maggio 1969 il chitarrista venne tratto in arresto presso il Pearson International Airport di Toronto dopo essere trovato in possesso di hashish ed eroina.
Al processo, Hendrix riuscì a convincere la corte eccependo il fatto di non essere a conoscenza del modo in cui le sostanze stupefacenti erano finite nel suo bagaglio.
Il festival di Woodstock del 1969 fu sicuramente uno degli eventi più rappresentativi per l’intero immaginario collettivo correlato alla musica degli anni sessanta ed al movimento flower power.
In tale contesto, la performance di Jimi Hendrix divenne un vero e proprio simbolo del festival stesso oltre che del pensiero pacifista di quegli anni. L’esibizione del chitarrista era stata programmata in chiusura della rassegna, la sera del 18 agosto 1969, terzo ed ultimo di quei three days of peace, love and music: a causa però dei problemi tecnici e logistici che si verificarono, non ultimo il violento acquazzone che si abbatté sulla zona a metà del secondo giorno, la sua performance dovette essere procrastinata all’alba del giorno successivo.
L’enorme folla dei tre giorni precedenti (oltre 500.000 spettatori paganti) si era considerevolmente ridotta ed Hendrix chiuse il festival davanti ad un pubblico di dimensioni certo notevoli, ma decisamente inferiori alle aspettative: circa 200.000 spettatori, in larga parte esausti e storditi dopo tre giorni di kermesse ininterrotta.
DOpo questo spettacolo, comincia il lento declino di Jimi.
Concerti non bellissimi, colpa del crescente stato di alterazione di Hendrix, spesso pregiudizievole per la qualità delle sue esibizioni live, e la crescente conflittualità col pubblico, raramente appagato dalle oniriche proiezioni musicali che il chitarrista operava durante le sue esibizioni.
La mattina del 18 settembre 1970, Hendrix venne trovato morto nell’appartamento che aveva affittato al Samarkand Hotel, al 22 di Lansdowne Crescent.
Fino ad oggi, non vi è una versione certa della morte del chitarrista.
La versione più diffusa, messa in circolo dalla sua ragazza tedesca Monika Dannemann, presente nella stanza al momento del fatto, racconta di come Hendrix sia soffocato nel suo vomito dopo un improvviso cocktail di alcool e tranquillanti.
Un’altra stella che è morta…o forse no.
Eccovi una delle canzoni del re della chitarra:
Ciao e alla prossima,
Marco